LIBERA UNIVERSITÀ DI NEUROSCIENZE
POLITICHE DELL’ONESTA’
IN TEMPI DI CORRUZIONE
sabato 2 aprile 2016
presso il centro “Loris Malaguzzi”
via Bligny 2, Reggio Emilia
dalle ore 9.00 alle 13.00
intervengono
Mario Baratti (neurologo e neurofisiologo – Reggio Emilia)
Lapo Berti (economista e filosofo – Roma)
Vittorio Borraccetti (magistrato – Padova)
seguirà dibattito con gli studenti
aperto alla cittadinanza
La storia di questo sventurato paese – “paese tragico”, lo definiva Norberto Bobbio – è attraversata dalle innumerevoli storie, piccole o grandi, miserevoli o feroci, della corruttela. E se l’ipocrisia, come voleva La Rochefoucauld, è l’omaggio che “il vizio rende alla virtù”, si potrebbe sostenere che in Italia la corruzione, suo complemento necessario, sia l’omaggio che la virtù rende al vizio. Un omaggio che si spinge fin quasi all’elisione di una virtù, l’onestà, che a lungo, è stata considerata il compendio di tutte le virtù e la condizione della nostra stessa esistenza di esseri razionali e sociali. Come scriveva Spinoza: “Chiamo poi onestà il desiderio di legare a sé gli altri con amicizia dalla quale è preso l’uomo che vive sotto la guida della ragione; chiamo onesto ciò che lodano gli uomini guidati dalla ragione e, al contrario, turpe ciò che si oppone al formarsi dell’amicizia” (Eth., IV, XXXVII, schol. I).
Che come virtù etica e civile sia in via di sparizione, lo dimostrano i dati di Trasparency International: in Europa, dopo la Bulgaria, siamo il paese considerato più corrotto. Ma lo dimostra anche la storia: dallo scandalo della Banca romana a quelli dello Ior e del Banco Ambrosiano, da quelli dell’Iri a quelli della Cassa del Mezzogiorno, dal caso Mani pulite alle infiltrazioni della criminalità organizzata e allo sfruttamento di una forza lavoro immigrata mantenuta deliberatamente senza tutele e senza diritti, dalle devastazioni del territorio e dell’ambiente all’evasione fiscale più elevata d’Europa.
Una corruzione che alligna nei gangli vitali dello Stato centrale come in quelli dell’amministrazione periferica, ma che riguarda anche la società civile ed i singoli cittadini. Politiche dell’onestà dovrebbero allora essere quelle educative, quelle culturali, quelle legislative o quelle giudiziarie, capaci di restituire dignità, o almeno un po’ di decenza, ad una società. Lavoro, evidentemente, di lunga lena, che richiederebbe una rinnovata alleanza tra scuola, famiglie, istituzioni. Ma, per ora, chi fa ricerca, cura, insegna, deve accontentarsi di provare a studiare e comprendere, secondo prospettive diverse, da quella economica e politica a quella legale e giudiziaria a quella neuroscientifica, perché la nostra società sia diventata così indigente e senza principi.